The Giver by Lois Lowry

The Giver by Lois Lowry

autore:Lois Lowry [Lowry, Lois]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-08T22:00:00+00:00


12

«Hai dormito bene, Jonas?» chiese Mamma dopo il pasto mattutino. «Niente sogni?»

«Ho dormito come un sasso» si limitò a rispondere sorridente Jonas, ancora incapace di mentire, ma neanche disposto a dire la verità.

«Vorrei poter dire lo stesso di lui» commentò Papà, protendendosi a sfiorare il piccolo pugno che Gabriel scuoteva nervosamente nella sua cesta con accanto il suo pupazzo dallo sguardo vacuo ma insistente. «È così agitato, di notte».

Jonas non aveva sentito i piagnucolii del neobimbo perché, come al solito, aveva dormito profondamente anche se, a differenza delle altre, quella notte aveva sognato. Nel sogno era scivolato a più riprese giù per la collina innevata, e ogni volta aveva avuto l’impressione di essere diretto da qualche parte... verso un ignoto qualcosa di cui non riusciva a cogliere l’essenza, situato oltre il punto dove la neve costringeva la slitta a fermarsi. Si era svegliato con la sensazione di volere, anzi di dovere in qualche modo raggiungere quel lontano qualcosa. La sensazione che si trattasse di qualcosa di positivo. Che fosse importante.

Non sapeva come fare, però.

Cercò di scrollarsi quel sogno di dosso preparandosi per uscire.

Quella mattina, la scuola gli sembrò in qualche modo diversa, anche se le lezioni erano le stesse di sempre: linguaggio e comunicazione; commercio e industria; scienza e tecnologia; procedure civili e governo. Durante la pausa per la ricreazione e il pasto meridiano, gli altri Dodici chiacchieravano concitatamente dei loro nuovi compiti.

Parlavano tutti insieme, interrompendosi l’un l’altro, affrettandosi poi con le scuse di rito e ricadendoci subito dopo a causa della fretta di voler descrivere le nuove esperienze.

Jonas restò ad ascoltarli in silenzio, memore del divieto di parlare del proprio addestramento. Del resto gli sarebbe stato comunque impossibile farlo.

Non c’era modo di spiegare agli amici quel che aveva sperimentato nella stanza dell’Annesso.

Come si può parlare di una slitta senza descrivere una collina e la neve? E come si può descrivere collina e neve a chi non conosce l’altezza né il vento né una magia fatta di piume gelate?

E quali parole, nonostante la precisione del linguaggio a lungo perfezionata, avrebbe potuto usare per spiegare i raggi di sole a chi non li conosceva?

Dunque fu facile per Jonas rimanere ad ascoltare in silenzio.

Dopo la scuola, di nuovo pedalò insieme a Fiona sino alla Casa degli Anziani.

«Ieri ti ho aspettato» gli disse la ragazzina «per tornare a casa insieme a te. La tua bici era ancora lì e così mi sono trattenuta un po’. Ma poi, quando ho visto che si stava facendo tardi, me ne sono andata».

«Ti chiedo scusa per averti fatta aspettare» le disse Jonas.

«Accetto le tue scuse» fu la risposta meccanica di Fiona.

«Mi sono trattenuto più del previsto» spiegò Jonas.

Fiona gli pedalava davanti in silenzio, in attesa che le spiegasse il motivo del suo ritardo, che le descrivesse il suo primo giorno di addestramento: una domanda diretta, lo sapevano entrambi, sarebbe stata indiscreta.

«Hai fatto tante ore di volontariato con gli anziani» disse invece Jonas, cambiando argomento «che praticamente saprai già tutto».

«Oh, c’è ancora molto da imparare: pratiche amministrative, regole alimentari, punizioni.



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